Lavorazione
Pictografia a olio su tela categoria "Picta". L'opera è realizzata in pictografia dipinta a 2 strati ad olio su tavola, seguendo i metodi e le ricette tipiche delle botteghe artigiane rinascimentali. La lavorazione è eseguita con colori Maimeri e Winsor & Newton e Schminke. I particolari sono eseguiti con l'ausilio di una speciale lente d'ingrandimento al fine di ricreare ogni più piccolo dettaglio. La cornice a cassetta fiorentina, in legno massello con decori in oro umbro/toscani ripresi dalla cornice originale, è preparata con bolo rosso e dorata in foglia oro. La cornice della foto può variare in base alla disponibilità del momento. Tavola in legno di pioppo stagionato con traverse posteriori anti-imbarcamento. Preparazione con gesso e colla naturale a 3 strati.
Storia
Gesù Cristo è ritratto frontalmente, a mezza figura, come tipico dell'iconografia classica (si pensi, ad esempio, al celebre "Salvator Mundi" di Antonello da Messina). Con la mano destra alzata in un gesto di benedizione e la sinistra che regge un globo, simbolo del suo dominio universale, l’immagine sembra ricalcare la tradizione. Tuttavia, c'è un dettaglio che desta curiosità: quel globo non è ciò che sembra. Non si tratta della solita sfera di calcite, ma di uno strumento ottico, una sfera cava di vetro riempita d'acqua, un'antica lente d'ingrandimento, usata fin dall’antichità per affinare la vista. Questo inusuale dettaglio apre una finestra su un Cristo che non solo governa il mondo, ma lo osserva con precisione quasi scientifica. Quando il dipinto giunse nelle mani dei restauratori della National Gallery, era quasi irriconoscibile, offuscato da ridipinture secolari e strati di vernice che lo facevano sembrare un'opera di bottega, piuttosto che un capolavoro. Barba e baffi, inesistenti nel dipinto originale, erano forse stati aggiunti dopo la Controriforma, in un tentativo di allineare l'immagine di Cristo ai canoni fisionomici ufficiali del tempo. Ma sotto quelle aggiunte, il restauro ha rivelato una qualità pittorica sorprendente, con una ricchezza cromatica che, secondo l'esperto Pietro Marani, può competere con la magnificenza dell'Ultima Cena. In particolare, sono emersi azzurri e rossi nel panneggio di una vividezza inaspettata. Un confronto con i pigmenti usati nella Vergine delle Rocce della National Gallery ha mostrato una sorprendente compatibilità, e riflettografie insieme ad altre analisi scientifiche hanno confermato analogie con i disegni preparatori, suggerendo che l'opera nasconda più di quanto gli occhi possano cogliere a prima vista.
Leonardo da Vinci, Salvator mundi (PICTA)